|  | Federico CommandinoDE GLI ELEMENTI D'EUCLIDE
 Urbino 2009
 ristampa   anastatica dell'edizione del 1575
 Pagine 278
 Nel 1543 Niccolò Copernico   pubblica il De revolutionibus, evento, com’è noto, fondamentale   dell’evoluzione moderna dell’astronomia e della cosmologia che troverà   compimento, all’inizio del secolo successivo, con l’opera di Galileo e di   Keplero e che corre parallela con i progressi del cosiddetto umanesimo   matematico, con la riscoperta cioè dei testi della scienza matematica antica,   rimessi in circolazione attraverso le cure filologiche ad essi applicate, le   traduzioni in latino e in volgare, la diffusione attraverso la stampa.   L’Occidente latino riconquista così un complesso di conoscenze cadute nell’oblio   per un millennio e che ora, recuperate con piena consapevolezza, possono essere   di nuovo fatte progredire. Un ruolo di primo piano, in questo processo, è   riconosciuto al matematico urbinate Federico Commandino (1509 – 1575), che dal   1557 al 1575 dà alle stampe ben dieci opere di matematici antichi. Con lui si   compie il processo di riappropriazione della matematica greca, grazie   soprattutto alle edizioni dei Conicorum libri di Apolonnio, delle Mathematicae collectiones di Pappo, del De iis quae vehuntur in   aqua,  del De centro gravitatis e delle opere matematiche di   Archimede. Come esempio della ricaduta dell’opera del Commandino nei confronti   del generale progresso delle scienze basterà ricordare che, per stabilire le   orbite ellittiche dei pianeti, Keplero si servirà di teoremi illustrati nelle   versioni commandiniane delle Coniche di Apollonio e degli Sferoidi di Archimede.
 Gli Elementi di Euclide tradotti e commentati dal   Commandino costituiscono un riferimento fondamentale per il Rinascimento   scientifico italiano ed europeo. Le pagine dei Prolegommeni, che aprono   il volume, figurano come il ‘manifesto’ programmatico della comunità scientifica   urbinate; sono pagine che intendono rivendicare l’importanza e la funzione della   nascente scienza e nel contempo indirizzarne la concezione, che affermano una   scienza dotata d’incredibili potenzialità di sviluppo, di forte e contagiosa   vitalità, profeticamente consapevole del grande futuro che l’attende.
 Il   volgarizzamento del Commandino rispondeva inoltre all’esigenza di mettere a   disposizione del vasto pubblico di coloro che non padroneggiavano il latino –   architetti, ingegneri, artigiani, tecnici, curiosi – un testo aderente   all’originale greco, contribuendo così a un’ampia alfabetizzazione scientifica.   In tal senso l’opera costituisce un passaggio importante per la formazione della   terminologia scientifica italiana.
 |