POLIDORO VIRGILIO D'URBINO
De l'origine e de gl'inventori de le leggi, costumi, scientie, arti... Ogni cosa di latino in volgar tradotto da Pietro Lauro Modenese, in Vinegia appresso Gabriel Giolito de Ferrari, MDXLV
a cura di Romano Ruggeri
Urbino 2005
pp. 522 in anastatica - pp. XXX introduzione

Il De rerum inventoribus è l'opera più rappresentativa dell'umanesimo di Polidoro Virgili, del suo metodo e della profondità delle sue letture. La ricerca delle invenzioni serve a mettere in luce l'evolversi delle discipline attraverso i singoli apporti che si sono succeduti nel tempo; questo significa investigare le fasi genetiche di fenomeni culturali, scientifici e religiosi. Questa ricostruzione storica avviene attraverso lo scandaglio delle fonti greche e latine, col metodo filologico, favorito dalla familiarità con ricche biblioteche già nel periodo della prima formazione urbinate dell'umanista. La riproduzione in edizione anastatica della traduzione italiana di Pietro Lauro da Modena (Venezia 1545) costituisce un evento molto importante in quanto essa è l'unica versione italiana priva di censure, presto messa all'indice e scomparsa dal mercato librario. Al suo posto circolò la versione purgata del Baldelli, che garantì quindi la diffusione delle sole parti ritenute accettabili. Nella ricerca delle invenzioni in materia religiosa le pagine del Virgili mettevano in luce infatti quanto era stato aggiunto allo status apostolico della chiesa delle origini, fornendo cosi buon gioco ed argomenti alle critiche degli ambienti riformisti; queste parti non potevano circolare negli ambienti cattolici e furono perciò purgate. Torna così disponibile ai lettori di lingua italiana nella sua originaria interezza l'opera più importante di Polidoro Virgili a 450 anni dalla sua morte, avvenuta in Urbino il18 aprile 1555.

 

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